Da più di un anno ormai desidero scrivere questo post ed oggi mi sono finalmente decisa a farlo. La scuola rappresenta una fase fondamentale nella vita di una persona ed è una fase che dura tanto, anche per chi decide di non andare oltre il diploma di scuola superiore. Sono anni belli e ribelli, sono anni giovani e spensierati. Sono gli anni del primo amore, che non si scorda mai. Gli anni delle soddisfazioni e dei traguardi raggiunti a fatica. Gli anni delle amicizie che, con un po' di fortuna, rimarranno negli anni e diventeranno quelle vere. Quelli della scuola però sono anche gli anni dei primi dolori, delle delusioni, delle insicurezze. Sono gli anni in cui succede tanto e durante i quali si plasma buona parte della personalità che ci accompagnerà nella vita, oppure buona parte di quella che eviteremo di portarci dietro per il resto della vita.
Sono passati tanti anni da quando ho finito la scuola, soprattutto quella materna che sta frequentando attualmente mio figlio NE. Perché quando si crede di aver finalmente - perché per me è stato un sollievo - messo un punto sulla scuola, iniziamo la vita "vera" e magari facciamo dei figli [sull'espressione "facciamo dei figli" ci sarebbe da aggiungere qualcosa...] ed ecco che la storia ricomincia daccapo. Con i nostri bambini ci ritroviamo a riaffrontare tutto o quasi, sicuramente per quanto riguarda l'ansia del risultato finale. Si ritengano escluse le mamme di quelli che ai miei tempi si definivano secchioni, perché la scuola era anche il posto dove ognuno riceveva un appellativo più o meno piacevole.
Così, due anni e mezzo fa circa anche noi abbiamo cominciato questo percorso e lo abbiamo fatto in Brasile.
NE ha cominciato col nido all'età di due anni e mezzo. È entrato a luglio, che equivale alla metà dell'anno e subito dopo quelle che si potrebbero considerare le vacanze invernali, nonostante i trenta gradi. Le prime due settimane sono state pesanti per lui e per me. I pianti disperati all'entrata di scuola hanno pesato sul nostro stato d'animo, benché si trattasse di un comportamento piuttosto frequente. Passato questo periodo le cose sono andate meglio, lui si è tranquillizzato e così io. Del nido ne parlavo in QUESTO POST, così come degli orari e di alcuni punti che divergono da quella che è la realtà italiana.
I problemi - eccoci al dunque, perché in questo blog se non ci sono problemi non si scrive!! - sono cominciati l'anno seguente, in quello che equivale al primo anno di scuola materna. Verso la fine del primo trimestre ci hanno chiamato e, a parte aver lodato caratterialmente nostro figlio, ci hanno "invitato" a fargli fare un esame dell'udito giustificando la richiesta col fatto che "il bambino sembra non sentire sempre quello che gli viene detto". Partendo dal presupposto che non sempre i bambini sono concentrati su quello che gli viene detto, tenendo di conto che non recepire è una cosa e avere problemi di udito è un'altra, precisando che una madre generalmente dovrebbe accorgersi se il figlio non risponde ai suoni, mettendo al primo posto d'importanza la storia di NE che non è la storia di tutti i bambini con gli otto mesi vissuti in una casa famiglia [e qui un brivido mi scuote dalla testa ai piedi ogni volta che ci penso, ancora oggi e per sempre] e ricordando sempre - cosa che ho fatto presente più volte - che il bambino è bilingue e che, non essendo noi coppia mista ma bensì entrambi italiani, lui ascolta la nostra lingua madre... fatte presente tutte queste cose, ci siamo adeguati alla loro richiesta e abbiamo fatto gli esami necessari. Era pochi giorni prima della partenza verso l'Italia e ricordo bene che NE era raffreddato, come sempre prima di un lungo viaggio e mai durante l'anno. Il risultato è arrivato al nostro rientro e diceva che andava tutto bene, se non per una piccola alterazione nel risultato che il medico stesso ha spiegato essere dovuto proprio al raffreddore. A seguire è entrato nella nostra vita quello che loro chiamano "quaderno di rinforzo", che non è altro che un quaderno dove fare compiti extra a casa. La pagella di fine anno era ridicola, soprattutto la parte scritta a pugno dalla maestra che lamentava il modo di comunicare di NE non sempre comprensibile. Come se a nemmeno quattro anni un bambino che mischia due lingue avesse problemi o come se la colpa fosse sua se lui parla due lingue e lei solo una. Avrei capito se inventasse parole, forse.
Ci tengo a precisare che non sono la classica mamma che dà ragione a prescindere al proprio figlio, argomento bollente in Italia in questo periodo, ma anzi sono una mamma estremamente severa, tanto da temere di non averlo aiutato molto in questo senso.
Poi le vacanze estive, da inizio dicembre a metà febbraio. Due lunghi mesi di ferie per NE e di duro lavoro per noi.
Ricominciato il secondo anno di materna ci sentiamo dire che NE è tornato molto più attivo, partecipe e sveglio. Apriti cielo, spalancati terra. Passano alcuni mesi e torna a casa - dolce casa - il nostro amico quaderno. Così ai compiti che tutti i bambini hanno il martedì, il giovedì e il fine settimana, con quelli di inglese che si sommano agli altri, abbiamo anche quelli extra nei giorni restanti. Sì, NE deve svolgere a casa i compiti tutti i santi giorni e sì, in quello che è il suo secondo anni di asilo. Lo so che non si chiama più così in Italia, ma rende meglio l'idea.
Per fortuna quest'anno la maestra è una persona deliziosa. In Brasile, o almeno a Porto Seguro, la maestra cambia ogni anno e se all'inizio la trovavo una cosa terribile, dopo aver odiato quella dell'anno precedente ho rivalutato la questione, apprezzandola. Ad aprile, più o meno un anno dopo l'incontro in cui mi veniva chiesto di scoprire se mio figlio avesse problemi all'udito ecco che mi viene chiesto di portarlo da una fonoaudiologa perché "adesso sente, ma non sempre sembra recepire il contenuto del discorso". Ed eccoci di nuovo ad affrontare un percorso medico richiesto dalla scuola, il tutto con una pancia di quasi nove mesi quando abbiamo cominciato e con una bambina di poche settimane quando abbiamo finito. Una dottoressa deliziosa, amata da NE che ci è andato sempre volentieri per fortuna e che ci ha tranquillizzato sull'assoluta "normalità " di nostro figlio. Chiedo a voi di passarmim questo termine che non intende offendere nessuno, anche perché noi di tradizionale non abbiamo molto e sottolineo che non sarebbe stato un dramma se NE avesse avuto problemi, così come non lo sarà se lo scopriremo in futuro. Quello che mi sembra esagerato è affrontare questioni così delicate cercando in tutti i modi di trovare un colpevole, qualcosa che giustifichi comportamenti che, a mio avviso, hanno già una risposta. E torno a ripetere che i primi otto mesi di vita in una casa famiglia, il fatto di essere bilingue con due genitori di una stessa nazionalità , la richiesta a cinque anni di un lavoro così pesante a casa e a scuola, credo rappresentino già una giustificazione.
NE scrive e riconosce i numeri fino al dieci, lo stesso fa con le vocali e scrive il suo nome. Non è un fenomeno, tanti bambini sicuramente fanno meglio, ma io non lo facevo affatto a quattro anni ad esempio. La scuola materna qui è studiare come fosse scuola dell'obbligo, tanto da avere problemi quando vogliamo o dobbiamo viaggiare, tanto che quando arriva a casa invece di essere stanco ha una voglia matta di giocare, attività che evidentemente viene messa in secondo piano. Ci sono tanti aspetti validi di questa scuola privata che abbiamo scelto e che è la migliore della nostra città , benché non sappia ancora se è la migliore per nostro figlio. Lo spazio verde è uno di questi, la fattoria degli animali che ogni martedì ricevono il nostro mangiare da casa, la piscina due volte a settimana, la capoeira, l'inglese, la musica e quant'altro. Ma sono rigidi e lo sono anche con noi genitori, che quando dimentichiamo qualcosa nel paniere della merenda [si chiama così in Italia? sto perdendo pezzi della mia lingua madre!!] o nella borsa della piscina, veniamo ripresi sul diario. Qui la chiamano agenda ed è il mio terrore, ogni giorno riceviamo scritti, bigliettini, avvisi e tanto altro. Un incubo.
Oggi abbiamo avuto un nuovo incontro con la maestra, per la prima volta senza la direttrice per fortuna. La stronza [si può scrivere stronza su un blog?] mi aveva in passato accennato al neuropsichiatra, se non ci fossero stati miglioramenti e così era questo che oggi mi aspettavo. La conversazione con la maestra invece è stata piuttosto piacevole, nonostante ci abbia fatto presente il peggioramento sugli studi - sì, gli studi - di NE appena tornati da São Paulo e la sua svogliatezza nello svolgere i compiti con lei. Nello specifico lei prende uno ad uno i bambini e li fa scrivere. NE sembra non amare questa attività ... Gli altri evidentemente sì, motivo per cui lui ha imparato a scrivere solo la prima metà del suo nome. Il secondo problema è che è lentissimo a mangiare, ma lo è anche a casa ed io onestamente mi ci snervo già abbastanza tra le quattro mura per indignarmi anche se non mangia la frutta, il panino o altro ed il succo che ogni giorno mando, categoricamente e dietro loro richiesta in involucri riciclabili per non inquinare. Il resto è stato un elogio a noi genitori che lo abbiamo educato benissimo, essendo lui il più amato della classe. Un elogio al suo comportamento che lo rende benvoluto da tutti i bambini ed insegnanti. Ci ha detto che chiunque venga a contatto con lui si innamora, così come pochi giorni fa una mamma mi ha detto che la figlia le ha raccontato che NE è l'unico che in classe più sedersi accanto a chi vuole, perché tutti lo vogliono. Ecco, a me queste cose danno un orgoglio che non è spiegabile a parole. Che io lo so com'è speciale mio figlio, ma sentirlo dire da terze persone mi fa capire che non lo penso solo che io sono la madre, ma che lui è davvero un essere meraviglioso. Le ho chiesto se è venuto fuori qualcosa riguardo l'adozione. Forse ricordate il bambino di cui parlavo nel post precedente, il quale pochi giorni dopo la festa se ne è riuscito chiedendomi, davanti a NE, dove fosse la madre. E quando la sua mamma ha indicato me, lui ha esordito dicendo che intendeva l'altra mamma, visto che NE è adottato. Per fortuna mio figlio era distratto, per fortuna forse davvero mio figlio a volte non sente e ribadisco, per fortuna!! La maestra - che qui chiamano tia, ovvero zia - ha anche detto che è super intelligente [mio figlio, non l'altro bambino!!] cosa che viste le richieste fatte in passato cominciavo a dubitare pensassero e quindi continuiamo così, a lavorare lei a scuola ed io a casa sperando di fargli vincere la medaglia d'oro a fine anno. Perché concludo dicendo che loro ogni settimana fanno il dettato e portano a casa la medaglia. Noi siamo fermi a quella d'argento, dopo un paio di bronzi. Che non siamo campioni non glielo diciamo, ma noi sappiamo bene che le nostre battaglie sono altre e che le stiamo vincendo tutte.
Ps. Questo post è un caos. Ma volevo metterci tutto, mentre in casa devo occuparmi di due creature perfette nella loro imperfezione. E se ci avete capito qualcosa e vi va di dirmi come funziona in Italia, ne sarò davvero tanto felice.
"Se non riesco ad imparare nel modo in cui insegni, potresti insegnare nel modo in cui imparo?"
- Harry Chasty